La Storia dell’isola di Santorini

La storia di Santorini parte dalla sua storica eruzione e passa necessariamente dal mito di Atlantide.

La storia dell’eruzione di Santorini

Quella di Santorini fu la più imponente eruzione vulcanica avvenuta in Europa in epoca storica, ed ebbe conseguenze devastanti per la civiltà minoica. Pare abbia rappresentato la principale causa dell’inizio del declino di questa civiltà. Secondo i più recenti studi, l’eruzione del vulcano provocò dapprima una pioggia di pomici e ceneri, poi piovvero massi più grossi ed infine la caratteristica pomice rosa. Quella che ha reso celebre l’isola. Poi il vulcano esplose: un getto di materiali compressi e di gas surriscaldati raggiunse la stratosfera ad una velocità di 2.000 km/h. Fece udire i suoi boati dall’Africa alla Scandinavia, dal Golfo Persico a Gibilterra. Le ceneri furono sparse per molti chilometri, trasformando il giorno nella notte e alterando albe, tramonti e condizioni meteorologiche.

Atlantide di Platone

Si ipotizza che la particolare conformazione circolare dell’isola di Santorini, la fiorente civiltà che la abitava, e l’apocalittica eruzione vulcanica che la spazzò via in brevissimo tempo, possano essere stati alla base del racconto di Atlantide di Platone. In due suoi “Dialoghi” (Timeo e Crizia) il filosofo accenna a un’isola abitata dalla stirpe degli uomini più nobili della terra e governata da una civiltà utopistica in grado di dominare quasi tutto il Mediterraneo. Secondo Platone questa civiltà si trovava non nell’Egeo, ma oltre le colonne di Ercole (attuale stretto di Gibilterra). Si narra che furono i Greci a sconfiggerla e l’isola sprofondò a causa di un violento terremoto.

Molti studiosi, tra cui esperti vulcanologi e archeologi, hanno evidenziato come l’eruzione del vulcano di Santorini si possa in qualche modo ricollegare alle descrizioni di Platone su Atlantide. Ma l’eruzione vulcanica si suppone possa ricondursi anche alla distruzione della fiorente colonia cretese di Akrotiri e probabilmente anche alla distruzione della civiltà minoica cretese.

I riferimenti di Platone al Palazzo dove le acque affluivano rigogliose dalle vicine colline pare si possano rintracciare nei siti archeologici di Knosso (nell’isola di Creta) e Akrotiri, nell’isola di Santorini. Il Palazzo di Atlantide era, nella descrizione di Platone, un edificio a più livelli, situato su un grande piano in cima ad una collina terrazzata. In questa descrizione, è simile sia al Palazzo di Knosso che a quelli di Akrotiri, così come lo sono gli aspetti architettonica e i materiali usati nella sua costruzione.

Platone ancora descrive le rocce bianche, scure e rosse estratte dalle cave dell’isola di Atlantide per costruire i palazzi della ‘grande’ città dell’isola. La descrizione è simile alle rocce della terra di Santorini. In ultimo, Platone si riferisce alla fonte del mito di Atlantide, gli Egiziani. Gli Egiziani, secondo Platone, chiamavano Atlantide “Kepchu”, nome che viene storicamente usato per il popolo dell’isola di Creta, culla della civiltà minoica.

Santorini e Pompei

Nel 1967, nella località di Akrotiri in Santorini, gli archeologi riportarono alla luce un’antica città quasi completamente intatta. Come Pompei, era ricoperta da antiche ceneri. La scoperta fu catalogata come tra le più importanti nella storia di Santorini e dell’archeologia intera. Dagli scavi affiorarono diverse case che presentavano un sofisticato sistema idraulico, con tanto di bagni e acque correnti che defluivano in un perfetto sistema fognario. Questo sito testimonia una delle prime forme di ingegneria urbana mai scoperte nella storia.

È da notare infine che nelle rovine della città di Akrotiri non è stato ritrovato alcun resto umano, al contrario di Pompei. Si pensa quindi che i suoi abitanti avessero trovato, in qualche modo, una via di scampo prima della famosa eruzione vulcanica in luoghi ancora oggi sconosciuti. Le ricerche storiche e archeologiche a Santorini continuano ininterrottamente, e chissà se un giorno le fantasie di alcuni si potranno ancorare alle evidenze storiche.