Asklepion di Kos e la medicina antica

L’Asklepion di Kos è il santuario dedicato ad Asclepio o Esculapio, il Dio della medicina. Questo tipo di santuari facevano parte di tutte le città greche e quello di Kos era tra i più importanti nel antico mondo greco. Portato alla luce nel 1902 dall’archeologo tedesco Herzog, l’Asklepion è il luogo storico più suggestivo di Kos. Purtroppo oggi si presenta povero di strutture ben conservate, in conseguenza degli eventi naturali e delle guerre che hanno distrutto gran parte dei reperti. Ma anche a causa delle varie dominazioni straniere che durante i secoli si sono susseguite e che si sono appropriate dei vari oggetti ritrovati per decorarne i propri musei.

L’Asklepion di Kos era conosciuto in tutto il mondo greco grazie alla fama del medico Ippocrate e alla presenza di numerosi altri medici rinomati che applicavano nel santuario l’arte della medicina. I malati, che arrivavano anche da molto lontano, si presentavano alle porte del santuario supplicando aiuto. Erano ammessi all’interno solo coloro che venivano reputati degni dopo un’accurata valutazione da parte dei sacerdoti. Le fondamenta delle camere dei malati si possono vedere nella prima terrazza mentre il muro con le nicchie dove erano esposte le statue decorative, delle quali oggi purtroppo si possono vedere solo alcuni busti, è stato completamente ricostruito.

Le cure all’ Asklepio

I pazienti dell’ospedale praticavano lavaggi e digiuni rituali durante i primi tre giorni al tempio. Sul lato sinistro della prima terrazza si trovano i resti delle terme per la pratica dell’hydroterapia. Successivamente il malato doveva sacrificare un animale al Dio Asklepio, atto necessario per poter essere ammessi all’Abaton, ossia il luogo in cui si passava la notte giacendo sulla pelle della vittima sacrificale. Durante la notte, il dio Asklepio sarebbe apparso in sogno al malato, suggerendogli la cura. È plausibile credere che in una persona già in condizioni di debolezza per la malattia, lasciata per tre giorni a digiuno dormendo sulla terra coperta solo dalla pelle dell’animale appena sacrificato, si potessero manifestare sogni e visioni in genere.

L’Abaton si trova sulla seconda terrazza al lato sinistro mentre Excedera, il luogo dove si riunivano i sacerdoti, è ubicato al lato destro. I sacerdoti, il mattino seguente, cercavano di interpretare il sogno: passeggiando con il malato nel bosco sacro gli parlavano e osservavano i sintomi fisici stabilendo poi la diagnosi della malattia e le cure. I sacerdoti medici redigevano così le cartella clinica, la diagnosi e la prognosi.

Le cure praticate nell’ospedale erano basate sulla vita sana in armonia con la natura. Terapie con l’acqua, attività fisica, dieta , rilassamento, svago e a base di erbe naturali. Venivao anche praticati dei semplici interventi. Ma l’aspetto determinante è che il paziente veniva visto e curato come un insieme di corpo e anima dove ogni male era considerato una manifestazione conseguente al disequilibrio tra il fisico e la mente.

La fede nel dio Asklepio a Kos

La fede nel dio Asklepio dava speranza per la guarigione e il credere di guarire costituiva il primo passo verso la guarigione. La sacralita’ del luogo, immerso tra statue e simboli religiosi, intensificava ancora di più la suggestione del malato. Sulla seconda terrazza ci sono le basi dei due altari; quello di Apollo (il padre) e di Asklepio (il figlio) con alcune colonne ricostruite. Guardando da vicino sia le colonne che la scalinata distinguerete con facilità le parti originali.

L’ultima terrazza, invece, ospitava il grande altare di Asklepio a Kos con la statua del Dio della medicina con al lato le sue figlie. La statua non è sopravvissuta, ma dagli scritti sappiamo che era visibile sin dal porto di Kos. In questa parte del sito si può percepire una bioenergia particolare avendo da sempre rappresentato un punto di riferimento per l’uomo alla ricerca del benessere. Dopo la proibizione del culto di Asklepio e con l’introduzione del Cristianesimo al posto della statua, i credenti eressero una chiesa cristiana della quale è ancora visibile l’altare.